RBL Berlin x Winterfestival al Holzmarkt25
LIVE
Night Files
In questo primo lunedì di giugno, RBL ha il piacere di condividere l’intervista fatta a Giorgia Succi – femminista appassionata, autrice e conduttrice di Ai Amazones insieme a Cristina Legovic.
Sono nata e cresciuta a Torino, laureata magistrale in Culture Moderne e Comparate presso l’Università di Torino. Ho perseguito, inoltre, un master in Storia e Letteratura femminista presso l’Università di Stirling (Scozia). Ho vissuto a Londra e a Glasgow dove ho studiato e lavorato. Ho pubblicato un libro sulla Storia della Letteratura Lesbica e Femminista nel 2018 (La parola alle Amazzoni. Scenario artistico-letterario da Lesbo a Hollywood– Robin Edizioni) e mi occupo della diffusione della cultura femminile e femminista online, e come conferenziera e ricercatrice autonoma. Da diversi anni insegno materie letterarie presso istituti comprensivi di primo e secondo grado.
A partire dalla scuola media sono sempre stata incuriosita e interessata alla soggettività femminile tanto da voler approfondire figure di donne di ogni disciplina durante il percorso di studi. Celebrare e tramandare la tradizione femminile e femminista è diventata una necessità e orgoglio dai primi anni di università. Necessità che si è poi strutturata coerentemente dopo aver conseguito il master in Storia e Letteratura femminista.
La necessità di diffondere e promuovere la cultura delle donne attraverso un medium di comunicazione diretta in cui musica e dialogo potessero incontrarsi e produrre un effetto di istantaneità. Ho conosciuto RBL diversi anni fa grazie a una compagna di liceo che aveva preso attivamente parte al progetto già ai suoi albori. Il dinamismo e la varietà della realtà di RBL mi hanno convinta a collaborare e diventarne socia.
Studiando e approfondendo la storia e la letteratura femminile ho scoperto e scopro che è sterminata. Ogni giorno, anche grazie al lavoro di insegnante, vengo a conoscenza e indago moltissime donne che si sono rese protagoniste in ogni settore, durante ogni rivoluzione ed evento storico. Persone che però raramente vengono citate, studiate o approfondite.
All’inizio di Ai Amazones, contenere tutte queste donne sembrava impossibile, è nata così l’idea di creare dei cicli cronologici e tematici in cui trattare alcune di queste incredibili donne. I primi episodi si sono incentrati sulle più importanti figure storiche di donne: dal matriarcato a oggi per concentrarsi poi sulle attiviste del primo e del secondo femminismo.
Ad oggi, Ai Amazones colleziona dieci cicli tematici che hanno raccontato la soggettività femminile nell’arte, nella letteratura, nel cinema, nella musica, nella scienza ecc.
La scelta delle donne di cui parlo insieme a Cristina Légovich, co-conduttrice di Ai Amazones, è guidata quindi dai temi centrali del sapere di cui si sono rese protagoniste, oltre al fascino che destano le loro storie personali e professionali.
Tutte le donne di cui discutiamo possono essere definite femministe? No.
Uno degli scopi di Ai Amazones è stato, fin dall’inizio, quello di dare gli strumenti ad ascoltatrice e ascoltatore per procedere ad un’analisi femminista della storia e delle azioni di chi parliamo.
La prospettiva e visione femminista rimane però sottotesto costante di ogni puntata.
Ai Amazones nasce per diffondere la cultura e la soggettività femminile e femminista, inevitabilmente quindi le destinatarie principali sono le donne che possono scoprire e approfondire insieme a noi figure di donne comuni ed eccezionali che la storia non ci ha raccontato, donne dalle quali prendere esempio, donne nelle quali trovare forza e coraggio. È fondamentale per Ai Amazones il concetto femminista di rete e sorellanza tra donne consapevoli e assertive nel combattere contro pregiudizi, discriminazione e violenza patriarcale. Il pubblico maschile è però certamente benvenuto nell’ascoltare e apprendere la storia delle donne. Ad ogni modo, penso ci sia una differenza nella ricezione: per le donne sapere dell’esistenza, dell’operato e del pensiero di altre è una ri-scoperta potente anche di sé stesse, per gli uomini può essere invece una scoperta interessante ma meno rivoluzionaria se si considera che fin da bambini hanno potuto ritrovare sé stessi in un numero sconfinato di uomini.
Vent’anni fa il movimento femminista era in buona parte scomparso nelle Accademie universitarie, aveva storicamente perso la sua portata rivoluzionaria, tanti gruppi di sole donne si erano sciolti per mancanza di obiettivi comuni e la cultura pop aveva assorbito e destituito ciò che di sovversivo era presente negli ideali femministi precedenti. Penso sarebbe stato comunque coraggioso condurre un programma radiofonico femminista nel 2000 in un’Italia tremendamente reazionaria e conservatrice. Lo avrei fatto lo stesso? Molto probabilmente sì!
Mi ha dato la possibilità di conoscere un medium di cui sapevo poco, di apprendere le tecniche di registrazione e montaggio, di esplorare in totale libertà il format, di conoscere tante persone diverse e con interessi diversi.
Capoversi, Booksound, Radio Rumenta, Taste the Roots, Onde Martenot: i primi tre per tema e format, gli ultimi due per selezione musicale.Conosco da diversi anni Albafairy, Roberto Lupano e Joe Rock con cui ho avuto modo di collaborare e dialogare con stima reciproca. Una conduttrice di cui ho grande considerazione è certamente Cristina Légovich con la quale conduco Ai Amazones da tanti anni.
Cherry Bomb di The Runaways: non solo intro musicale di Ai Amazones ma una vera ‘bomba’ di musica e parole made by women for women!
Progetto curato da Valeria Alimandi
Grafica di Chiara Manchovas